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I nomi delle stelle non sono il prodotto di una tradizione che si è conservata fino ai nostri giorni col passare dei secoli, ma il risultato di traduzioni errate, confusioni etimologiche, invenzioni di astronomi medievali e rinascimentali, invenzioni poetiche, libere interpretazioni di tradizioni primitive e solo raramente retaggio (patrimonio spirituale del passato) di termini che hanno un significato nelle varie lingue. I nomi più antichi sono quelli di origine greca come Arturo, Sirio, Antares, alcuni dei quali risalenti fino all’800 a.C. Fra questi, alcuni derivano da più antichi nomi originali babilonesi (2000-500 a.C.) o addirittura sumeri (4000-2000 a.C.). Questi nomi sono riportati da varie fonti e infine compendiati nel catalogo stellare di Claudio Tolomeo contenuto nel VII e VIII libro dell’Almagesto (150 d.C. circa) in cui elencò la posizione nella volta celeste di 1.025 stelle, suddivise in 48 costellazioni, annotando anche il valore della loro magnitudine. Il libro di Tolomeo, scritto in greco antico, fu tradotto in arabo tra l’ottavo e il nono secolo d.C. e divenne famoso in Europa nel dodicesimo secolo, dopo la sua traduzione in latino. Molte delle descrizioni presenti nell’Almagesto divennero poi largamente utilizzate come nomi di stella. Per identificare le stelle Tolomeo faceva riferimento alla loro posizione all’interno di una costellazione, ad esempio “sulla spalla destra del Cacciatore”. Gli astronomi arabi adottarono alcune di queste descrizioni come nomi propri di stelle, accostandoli o aggiungendoli a quelli da loro tradizionalmente utilizzati, e li registrarono nei vari trattati di astronomia pratica. Di questi, il più famoso è il Libro delle stelle fisse, scritto intorno al 965 dall’astronomo musulmano Abd al-Rahmān al-Sūfi, dove sono annotate con tanto di illustrazioni, costellazione per costellazione, le osservazioni e le descrizioni delle stelle, la loro posizione, la magnitudine e il loro colore apparente. Egli recuperò circa 350 “vecchi nomi” di stelle riducendone la descrizione originale, ad esempio “la stella del gomito” in Ofiuco divenne al-marfik “il gomito”. Durante il Medio Evo e il Rinascimento, in Europa, molti antichi nomi di stelle furono copiati e tradotti in modo non corretto da scrittori che non conoscevano bene l’arabo. Anche scrivere il nome di tutte le stelle su di una mappa piuttosto che in un catalogo era complicato, così nel primo atlante celeste “De le stelle fisse” di Alessandro Piccolomini del 1540, le stelle vennero indicate con una lettera latina. Nel 1603 Johann Bayer designò con lettere dell’alfabeto greco le 2000 stelle contenute nel suo “Uranometria”. Infine nel 1729 John Flamsteed contrassegnò con numeri le 3000 stelle contenute nel suo “Atlas coelestis”. Generalmente si usano i nomi propri e lettere greche per le stelle più luminose, solo le lettere greche per le altre. I numeri sono utilizzati solo per le stelle più deboli. Fatta questa doverosa premessa, passiamo al significato dei nomi delle principali stelle in ordine del nome latino della costellazione di appartenenza.
ALTAIR (α Aql) Abbreviazione usata nel medioevo della locuzione preislamica al-nasr al-ta’ir “l’aquila volante” usata dai beduini sia come nome della stella sia per il gruppo formato dalle stelle α, β e γ Aql. Il nome ha origine Babilonese se non addirittura sumera poiché in Mesopotamia α Aql era “la stella aquila”. ALTAIR è una stella bianca distante 16,8 anni luce con temperatura di 7.600 k e magnitudine 0,77. Un diametro 1,7 volte quello solare e una luminosità 11 volte maggiore
CAPELLA (α Aur) Nome di origine latina che significa “piccola capra”. Arato di Soli nel suo “Fenomeni e pronostici” del 275 a.C. cita la stella come Aix Olenia (capra di Amaltea, figlia di Olenio che nutrì Giove bambino, quando si rifugiò a Creta per sfuggire al padre Crono che voleva divorarlo). Eratostene in “Catasterismi” del 200 a.C. la chiama solo Aix. Altri nomi arabi preislamici sono al-Rakib “il conducente” e al-Hadi “la guida” cioè quella che precedeva il sorgere delle Pleiadi CAPELLA è una stella multipla lontana 43 anni luce composta da due giganti gialle (magn. 0,3+0,2) i cui raggi sono 12 e 9 volte quello solare con una luminosità pari a 79 e 73 volte quella del Sole e da due deboli nane rosse lontane dalle due giganti 10.000 UA. Le prime due ruotano intorno al baricentro comune in 104 giorni alla distanza di 111 milioni di km. In passato da 210.000 a 160.000 anni fa era di magnitudine -0,86 ed era la stella più luminosa del cielo.
ARTURO (α Boo) Il nome deriva dal greco Arktouros “guardiano dell’orsa” utilizzato già da Esiodo nell’ottavo secolo a.C. La mitologia narra che Zeus si invaghi di Callisto, una ninfa al seguito della dea della caccia Artemide votata alla castità. Per possederla prese le sembianze di Artemide e da questa unione nacque Arcade. Scoperto il fatto la moglie di Zeus, Era, trasformò Callisto in orsa. Anni dopo Arcade andando a caccia incontrò l’orsa e senza sapere che era sua madre scoccò una freccia mortale. Intervenne allora Zeus che li portò in cielo entrambe. Callisto divenne l’orsa maggiore e Arcade il guardiano. ARTURO è una stella gigante arancione grande 29 volte il Sole e una luminosità 110 volte maggiore. È lontana 36,7 anni luce ed è di magnitudine -0,05 (la più luminosa dell’emisfero boreale). Si trova vicina al Sole solo momentaneamente perchè il suo elevato moto proprio la porterà presto lontana e fra mezzo milione di anni sarà invisibile ad occhio nudo. Nel 1933 la sua luce venne focalizzata con dei telescopi su cellule fotoelettriche per attivare l’interruttore dell’esposizione ”Il secolo del progresso” tenutasi a Chicago quarant’anni dopo una precedente fiera tecnologica.
SIRIO (α CMa) Deriva da Seirios “ardente, splendente” il nome greco della stella utilizzato sia da Arato (Fenomeni e pronostici, 275 a.C.) che da Eratostene (Catasterismi, 200 a.C.). Quest’ultimo che era di Alessandria la chiamava sia Isis (la Dea egiziana Iside) sia Kuun “cane”. Il primo ad utilizzare il termine latino Sirius fu Virgilio nelle “Georgiche” (35 a.C.) Anche Tolomeo nell’Almagesto (150 d.C.) la chiamava Cane. SIRIO è la stella più luminosa del cielo. Dista 8,6 anni luce ed è la quinta stella in ordine di distanza (dopo il sistema di alfa centauri e la stella di Barnard). È 21 volte più luminosa del Sole ed ha un diametro 1,7 volte maggiore. È una stella bianca con temperatura superficiale di 9.500 k. Ha una compagna, una nana bianca con le dimensioni della nostra Terra ma una massa pari a quella del Sole con una densità di ben 125 kg per cmc. Sirio B è stata scoperta nel 1862 da Alvan Clark ma prevista da Friedrich Bessel nel 1834 sulla base delle irregolarità del suo moto. Orbita intorno a Si-rio in 50,1 anni ad una distanza media di 19,8 UA.
PROCIONE (α CMi) Deriva dall’antico nome greco Prokiun (precedente il cane) utilizzato da Eudosso nel quarto secolo a.C. Nell’astronomia preislamica Procione e Gomeisa (β CMi) rappresentano l’avanbraccio di una più ampia costellazione, al-asad “il leone”, mentre l’altro avanbraccio è rappresentato da Castore e Polluce. PROCIONE dista 11,4 anni luce ed ha magnitudine 0,34. È sette volte più luminosa del Sole ed un diametro 1,9 volte maggiore. È una stella bianca e come Sirio ha per compagna una nana bianca (scoperta nel 1896) che le ruota intorno in 40,6 anni ad una distanza media di 15,9 UA.
DENEB (α Cyg) Derivato da una abbreviazione del nome islamico dhanab al-dajaja “la coda della gallina” (gli arabi vedevano rap-presentato invece del cigno il più umile uccello domestico). DENEB è sicuramente la stella intrinsecamente più luminosa che si conosca. È una stella supergigante bianca 140 volte più grande del Sole. Ha magnitudine 1,25 che alla distanza di 1.600 anni luce corrisponde ad una luminosità 67.000 volte maggiore del Sole (se fosse vicina come Sirio brillerebbe come la Luna piena).
CASTORE (α Gem) e POLLUCE (β Gem) derivano dagli antichi nomi greci delle stelle, Kastur “eccellente, insuperabile” e Poluleikes “molto brillante” eppure nessuna delle opere classiche di astronomia o astrologia cita le stelle con questi nomi. Tolomeo nel Tetrabiblos le chiama Apollonos “stella di Apollo ed Eracleous “stella di Eracle”. I romani usavano gli appellativi Castor e Pollux ricordati nei poemi omerici dove rappresentano due tra le figure più importanti di eroi del mito greco, gloria della città di Sparta. Castore fu un grande guerriero e Polluce un eccellente pugilatore. Il mito racconta che Zeus si invaghì di Leda, la moglie di un eroe spartano, che per sfuggirgli si trasformò in oca. Ma il dio si tramutò in cigno e la possedette. In seguito Leda fece l’amore anche col marito e depose due uova. Dal primo nacquero Polluce ed Elena “la più bella donna del mondo e causa della guerra di Troia” figli di Zeus. Dal secondo nacquero Castore e Clitennestra figli di Tindaro. Alla morte Polluce era destinato a salire in cielo mentre Castore a precipitare negli inferi. Ma non volendo il primo separarsi dal fratello Zeus concesse ad entrambe di restare “nelle dimore del cielo”. Nell’astronomia preislamica le due stelle rappresentano l’avambraccio di una più ampia costellazione, al-asad “il leone”, mentre l’altro avambraccio è rappresentato da Procione e Gomeisa (α e β CMi). Inoltre la coppia contrassegnava la casa lunare preislamica al-dhira “il cubito o avambraccio”. CASTORE è una bella stella doppia lontana 52 anni luce e scoperta da Cassini nel 1678. È il primo sistema binario ad essere stato riconosciuto come tale nel 1767. La magnitudine delle due componenti è 1,94 e 2,92, e ruotano intorno al baricentro comune in 511,3 anni. Sono separate di 4,5 secondi d’arco corrispondenti ad una distanza reale media di 118 UA. Sembra che un’altra stella rossastra faccia parte del sistema. Tutte e tre sono a loro volta doppie spettroscopiche e quindi il sistema di Castore sembra essere composto da ben sei stelle. POLLUCE è una gigante arancione più vicina di Castore (3,7 a.l.), è 11 volte più grande del Sole ed è 30 volte più luminosa.
REGOLO (α Leo) Questa stella ha sempre avuto attributi regali. Gli Accadi (XXIV-XXII secolo A.C.) la chiamavano amil-gal-ur “il re della sfera celeste”. Per i Babilonesi era Sharru “il re”. I Greci con forma diminutiva la chiamavano Basiliscos “il piccolo re” mentre per i romani era rex “stella regia”. Copernico nel 1543 la inserì nel suo catalogo stellare con l’attuale nome latino, Regulus. REGOLO è una stella azzurra lontana 77 anni luce. È grande 3,5 volte il Sole ma ben 130 volte più luminosa.
VEGA (α Lyr) Deriva da una abbreviazione del nome preislamico dell’XI secolo al-nasr al-waqi “l’avvoltoio in picchiata”. Tolomeo nell’Almagesto (150 d.C.) la chiama “Lira” come la costellazione. VEGA è una stella bianca grande 2,8 volte il Sole e 48 volte più luminosa. È lontana 25,3 anni luce. È la prima stella ad essere stata fotografata nel 1850 da Bond e Whipple con il telescopio da 38 cm dell’osservatorio di Harward.
RIGEL (β Ori) Deriva dal nome arabo del X secolo rijl al-jauza “il piede di al-jauza” figura femminile rappresentata dove c’è Orione. Altro nome arabo è rijl al-jabbar “il piede del gigante”. RIGEL è una stella supergigante azzurra distante ben 770 anni luce. Ha un diametro 70 volte quello del Sole ed è 38.700 volte più luminosa. Ha una compagna di magnitudine 6,8 ben visibile anche con piccoli telescopi.
BETELGEUSE (α Ori) Deriva dal nome preislamico yad al-jauza’ “la mano di al-jauza’ figura femminile rappresentata dove c’è Orione. Altro nome arabo è bat al-jabbar “l’ascella del gigante”. BETELGEUSE è una stella supergigante rossa con magnitudine variabile da 0,4 a 1,3 in 5,777 anni. Anche la sua luminosità varia, da 5.700 a 14.000 volte quella solare e pure il suo diametro varia, da 460 a 780 volte quello del Sole.
FOMALHAUT (α PsA) Deriva da una abbreviazione del termine arabo fam al-hut al-janubi “la bocca del pesce meridionale”. FOMALHAUT è lontana 25,1 anni luce è grande 2 volte il Sole ed è 16 volte più luminosa.
ANTARES (α Sco) È il suo antico nome greco, cioè “simile ad Ares”. Nota anche col nome arabo Kalb al-akrab “il cuore dello scorpione”. ANTARES è una supergigante rossa con magnitudine variabile da 0,88 a 1,16 in 4,75 anni. Ha un diametro di 880 milioni di km (se fosse al posto del Sole coprirebbe l’orbita di Marte) È 10.500 volte più luminosa del Sole ed è lontana 600 anni luce. Ha una compagna difficilmente osservabile a causa dell’enorme differenza di luminosità.
ALDEBARAN (α Tau) Deriva dalla locuzione araba della fine del X secolo al-dabaran “la seguente” cioè che segue le Pleiadi. Tolomeo nel Tetrabiblos la chiama Lampauras “splendente” ALDEBARAN è distante 65 anni luce (è sovrapposta alle Iadi solo prospetticamente in quanto queste sono lontane 150 a.l.) ha un diametro tra 52 e 59 volte quello solare ed è 146 volte più luminosa. È una gigante arancione con magnitudine che varia da 0,75 a 0,95
SPICA (α Vir) È l’antico nome latino della stella derivato dal greco staios o staxos e significa “spiga di grano”. Nel Medioevo era conosciuta come Azimech da una abbreviazione del termine preislamico al-simak al-a’zal “il simak disarmato” cioè senza lancia in quanto è una stella molto isolata. SPICA è una stella blu molto calda (la temperatura è di 22.000 k) e molto luminosa (2150 volte più del Sole). È anche una binaria spettroscopica (con periodo di 4 giorni) e dista 262 anni luce dal sistema solare.
fonte Gabriele Vanin (I nomi delle stelle-ORIONE 2004)
Note: Catasterismo = Per catasterismo (dal greco Καταστεριζω) si intende, nella mitologia classica, quel processo per il quale un eroe o una divinità viene tramutato in astro o in costellazione